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# 35 – Verità distorte

di Carmelo Mobilia

 

 

San Francisco. Sera.

Meno di un'ora fa, una volante della polizia era stata fatta esplodere da un ordigno.

Erano deceduti gli agenti Richard Styles, 37 anni e Tyler Jones, 34.

Gli agenti della scientifica avevano isolato l'area e stavano facendo i rilievi di routine.

Ben Reilly e Norah Winters stavano setacciando con cura quello che restava della carrozzeria dell'automobile.

Ben a dire il vero aveva già fatto una prima ispezione diversi minuti prima quando, nei panni del Ragno Rosso aveva trovato qualcosa che lo aveva fatto rabbrividire.

Con l'aria di chi sta andando verso il patibolo raccoglieva campioni di materiale, con il terribile presagio di sapere cosa stava per trovare.

L'Ispettore Cates li avvicinò.

<Ditemi che abbiamo qualcosa, ragazzi...> chiese.

<Sostanze esplosive contenute dentro un materiale plastico. Un ordigno non convenzionale. Non ho mai visto nulla di simile prima.> rispose la Winters.

<Io sì> fu costretto a rispondere Ben, con un’espressione da funerale <Lo potrei riconoscere tra mille... si tratta chiaramente di una bomba-zucca.>

<Cazzo!> esclamò Cates, accendendosi una sigaretta <Vuoi dire che...>

<Sì. Abbiamo un emulo di Hobgoblin.> sentenziò duramente Ben.

Cates si lasciò andare ad una bestemmia.

<Ma com'è possibile? Credevo l'avessero seccato in cella!> imprecò.

<Jack Morris non era il primo. A New York ci sono stati diversi criminali a passarsi l'alias e l'attrezzatura.>

<Merda! Ma qui non siamo nella Mela... queste stronzate sono roba loro! Credevo che questo genere di follia rimanesse al di là delle montagne rocciose.>

<Già. Anch'io...> sospirò Ben.

Norah non potè non notare l'umore di Ben.

<Ehi bello... che ti succede? Sei sconvolto per la morte dei colleghi?>

<Si ovvio ma... non solo. Tu non eri servizio qui all'epoca, ma per mesi abbiamo avuto a che fare con un pazzo che ha terrorizzato la città volando su un aliante e sganciando bombe di questo genere. Pensavamo che ce ne fossimo liberati ma invece...>

<Capisco quel che vuoi dire. E capisco anche come ti senti.>

No, non lo capisci” pensò Ben tra sé e sé. “Nessuno può farlo. Dio, è una persecuzione... un altro pazzo assassino che lancia bombe zucca a perseguitarmi. E' da anni che mi perseguita, questa maledizione! Ne ho abbastanza di tutti i Goblin e gli Hobgoblin del mondo! Tra me e Peter sono anni che combattiamo questi… mostri! E ancora non volta non so che pesci pigliare... non ho la minima idea di chi possa essere questo ennesimo emulatore e non so dove andare a cercarlo!”

Definire il suo umore “pessimo” era ad dir poco un eufemismo.

 

Il mattino dopo

 

Helen Spacey viveva presso il domicilio della sua amica e collega Jen Cooke. In pochi sapevano questo dettaglio per cui, quando suonarono alla porta, pensò che la visita fosse per Jen.

Rimase decisamente sorpresa quando Jen gli comunicò che stavano cercando lei, e fu ancora più sorpresa nel vedere che fossero due poliziotti a cercarla.

<Helen Spacey? Sono l’Ispettore Curran, lui è il mio collega Moran, polizia di San Francisco.>

Il suo primo pensiero fu che fosse successo qualcosa a Ben, ma presto la cosa andò in ben altra direzione.

<Conosce quest'uomo?> chiese l’Ispettore Moran mostrandole una fotografia.

Helen conosceva bene quel volto. Non poteva dimenticarlo neanche volendo. Era legato al ricordo più doloroso che aveva.

<S-Si … lo conosco.>

<Si chiama Marcus Young. E' stato assassinato ieri notte da due colpi da arma da fuoco.>

<Non posso dire che mi dispiaccia.> fu la sua risposta.

<Dalle nostre indagini risulta che lei e la vittima avete avuto una … discussione, non molto tempo fa> intervenne Curran <Testimoni affermano che lei sia andato a trovarlo all'officina in cui lavorava e lo ha minacciato con una pistola*.>

*= vedi # 14

<S-Si... confermo che la cosa è andata così. Lui e i suoi amici mi hanno... violentata, tempo fa. Ero ancora sotto shock, all'epoca e....>

<Possiede ancora la pistola, signorina Spacey?>

<Certo, ho un regolare porto d'armi... un momento, non penserete mica... io non centro niente con la sua morte!>

<Dove si trovava ieri notte verso le 23.00, signorina?>

<Ero qui a casa.>

<Lei può testimoniarlo?> chiese, rivolto a Jen Cooke.

<Sì, io... quando sono tornata, l'ho trovata a letto che dormiva.>

<Tornata? E da dove?> le domandò Moran.

<Ho rivisto alcune compagne di università. Abbiamo cenato insieme e ...>

<A che ora è rincasata, miss Cooke?>

<Me-mezzanotte e mezza circa, ma... Helen non c’entra con quest'omicidio!>

<Dunque non può confermare l'alibi della signorina Stacey.>

<N-No, ma...>

<Signorina Stacey, dovrebbe venire con noi in centrale. Abbiamo alcune domande da porle.>

<Verrò.> disse Helen. Come figlia di George Stacy aveva un gran rispetto per i poliziotti e il loro lavoro, tuttavia non poteva negare a sé stessa il disagio di dover salire su una auto della polizia come sospettata.

Jen osservò impotente la scena. Non poteva minimamente credere alle accuse che gli erano state rivolte. Corse in camera sua e iniziò a frugare nella sua borsetta.

 

Nel frattempo, totalmente ignaro di tutto questo, Ben aveva terminato il suo lavoro alla scientifica e, indossato il costume da Ragno Rosso, si era attaccato alle sue tele in cerca di informazioni.

Ogni qualvolta si trovata in una situazione del genere, c'era una persona a cui si rivolgeva.

Si appese al palazzo dove c'era l'ufficio della Drew &McCabe investigazioni ed entrò dalla finestra.

Alla scrivania trovò Jessica Drew a bere il suo caffè e a guardare il suo smartphone.

<Ehi Rosso... potresti chiamare, prima di entrare dalla finestra. E se non fossi vestita?>

<Scusa Jessica, hai ragione, ma è una cosa troppo importante. Hai sentito cos'è successo ieri sera?>

<Lo stavo giusto leggendo.> disse mostrandogli il telefono <Sai qualcosa che i giornalisti non sanno, presumo.>

<Più o meno. E' stata una bomba-zucca a far saltare quell'automobile.>

<Cristo.> esclamò Jessica <Ne sei certo?>

<Non posso sbagliarmi, Jess. Vorrei, ma non è così. Sono qui per chiedere il tuo aiuto; ho bisogno di scoprire movimenti sospetti in città, far parlare i criminali, farmi da un indizio su dove cominciare a cercare, perchè non ho la minima idea di come muovermi. Tutto mi aspettavo tranne che il ritorno di un altro Goblin...>

<Ti aiuterò ma non nel modo in cui credi> rispose Jessica <Non è di me che hai bisogno adesso. Conosciamo qualcuno molto ben ammanicato con la rete criminale; se c'è qualcuno che può sapere qualcosa al riguardo, è lui.>

<Ti riferisci a Sudario.>

<Ti metto subito in contatto con lui...>

 

Centrale di polizia.

 

Trovarsi nella sala degli interrogatori era a dir poco sgradevole. La tensione la stava divorando.

Helen fu lasciata solo davanti allo specchio per diversi minuti.

Come figlia di un capitano di polizia sapeva che quella era la procedura: c'erano telecamere e microfoni ovunque, oltre i poliziotti ad osservarla da oltre il verto, in attesa di un suo crollo emotivo che potesse tradirla.

Ma Helen non aveva niente da nascondere.

Non aveva commesso nessun omicidio, per cui non aveva nulla da temere.

Curran entrò nella stanza con in mano due caffè, e gliene porse uno.

<Allora miss Stacey... ha qualcosa di dirmi?>

<Nulla di più di quanto ci siamo detti a casa.> rispose lei.

<Dunque, lei afferma di aver conosciuto la vittima... e di avergli rivolto contro un arma da fuoco alcuni mesi fa, come confermato da alcuni testimoni.>

<Sì, e se avessi voluto ammazzarlo, l'avrei fatto allora, non crede?>

<No, io credo di no. Cioè, credo che lei avesse il movente per farlo, ma che ci abbia ripensato all'ultimo. Cioè in pieno giorno, davanti alcuni testimoni, si è resa conto che era una cazzata farlo. Così a pensato di rimandare, far calmare le acque, per poi colpire quando ormai tutti si erano dimenticati di lei.>
<Non è andata così!> disse lei con fermezza.

<Eppure lei non ha un alibi per ieri sera, un movente più che valido, e una pistola nella borsetta. Mi dica se non corrisponde perfettamente al profilo dell'omicida.>

<Io... può sembrare così, ma non è vero. Non sono stata io! Io... l'ho desiderato, a suo tempo. Non lo nego. Lui e i suoi amici... li ho odiati. Quello che m'hanno fatto è... ma è accaduto durate quel... pandemonio*, e i loro avvocati sono riusciti a far cadere le accuse! Certo che lo odiavo! Lo volevo morto ma... volerlo uccidere qualcuno e riuscire a farlo sono due cose completamente diverse! Mi è... mancato il coraggio. Quando si è messo a piangere io... non vedevo più colui che m'ha aggredita. Vedevo solo un ragazzo spaventato. Non ce l'ho fatta.>

*= vedi Inferno2 di Fabio Volino

<Ma magari ha cambiato idea... dopo tutto questo tempo, lei ancora che soffre e lui impunito che va in giro a fare quello che gli pare... sarebbe una reazione comprensibile.>

<Ma non è successo. Sono andata in terapia, ho trovato un nuovo lavoro io... sono andata avanti.>

<Un nuovo lavoro, già. Assistenza alle donne maltrattate. Donne come lei. Vittime di uomini come Marcus Young...>

Le allusioni dell'agente Curran la stavano irritando. Helen era sul punto di esplodere, quando all'improvviso una donna entrò nella sala interrogatori.

<Mi chiamo Michelle Rodriguez, sono l'avvocato di miss Stacey. La mia assistita non può venire interrogata in mia assenza. E’ stata informata dei suoi diritti prima dell’inizio dell’interrogatorio?

<Non era un interrogatorio, solo una chiacchierata informale.> replicò Curran.

<E quindi qualunque cosa la mia cliente possa aver detto è del tutto inutilizzabile e lei lo sa bene. E' stata incriminata per qualcosa?>

<La sua assistita è una sospettata in un caso di omicidio.>

<Avete delle prove che la incriminano?>

<Abbiamo preso in custodia l'arma della signorina per fare il raffronto con la balistica e le abbiamo fatto lo stub.>

<Bene. Allora, se ci sono altre domande, le rivolga pure a me, Altrimenti, per il momento abbiamo finito.>

Helen riconobbe immediatamente la donna che era entrata; l'aveva vista la sera prima con Ben.

Non appena furono da sole, non tardò a chiederle:

<Ti ha... mandato Ben?>

<Chi? No, mi ha chiamato Jen Cooke. Ogni tanto collaboro con il suo ufficio. Ti riferisci a Ben Reilly, per caso?>

<Si io.... Dio, voglio morire....> era travolta dalla vergogna e dall'imbarazzo, poi ammise candidamente <Stavo andando a trovarlo, ieri sera, perchè dovevamo chiarire... alcune cose, e vi ho visti insieme.>

<Oh!> commentò Michelle <Io... è un amico di mio fratello. Siamo usciti ieri per la prima volta.>

<Rodriguez... ho capito, sei la sorella di Vincent.>

<Si, indovinato.>

C'era un forte imbarazzo tra le due. Michelle provò a spezzarlo aggiornandola sulla sua situazione.

<Dunque, faranno un confronto con i proiettili ritrovati sul cadavere, per vedere se sono compatibili con la tua arma. Anche qualora che lo fossero, dovranno poi verificare se la pistola ha sparato di recente e se sei positiva al guanto di paraffina. Sei stata al poligono a sparare, di recente?>

<N-No... non mi pare.>

<Allora non dovremmo avere problemi.>

Ci fu un momento di silenzio, poi Helen prese a parlare.

<Ti prego, non raccontare niente di tutto questo a Ben, ti prego.>

<Non lo farò.> le promise Michelle.

 

Quella sera.

 

Il Ragno Rosso aspettava l'arrivo di Sudario. I due avevano combattuto fianco a fianco contro una versione aggiornata dei Sinistri Sei*, e Sudario nell'occasione si era comportato egregiamente.... Jessica ne parlava bene, ma il Ragno Rosso non poteva non sentirsi a disagio, in sui presenza.

Era taciturno, spuntava in modo spettrale delle ombre e non mostrava mai gli occhi, coperti perennemente da quel cappuccio nero.

Gli dava i brividi, c'era poco da fare.

*= nel # 29

Come volevasi dimostrare, Sudario senza emettere un suono emerse dalle ombre alle sue spalle. Solo il pizzicore del suo senso di ragno permise a Ben di accorgersi del suo arrivo.

<Salve Ragno Rosso. Jessica mi ha detto che volevi parlarmi.>

<Uh sì... è per via di quanto successo ieri notte. Qualcuno ha lanciato contro un’auto della polizia una bomba-zucca, delle stesso tipo che utilizzava Hobgoblin.>

<Vuoi dirmi che non è morto come pensavamo?>

<No... quell'uomo, Jack Morris, il precedente Hobgoblin, è senz'altro morto. Non nutro dubbi in proposito. Credo ci sia in giro un emulatore. Qualcuno che ne ha preso il posto.>

<Capisco. Qualche pazzo ne ha trafugato l'arsenale e si è messo a far esplodere bombe, dunque.>

<Ecco, c'è una cosa che devi sapere: non si tratta della stessa attrezzatura. Le mie… fonti mi garantiscono che quella è ancora custodita nell'archivio della polizia. Per cui deve essersela procurata da fuori. Che io sappia, è a New York che quel genere di ordigni proliferano. Ti chiedo quindi di informarti tramite la tua rete di contatti se qualcosa di simile è entrato in città da fuori. Magari dal porto.>

<Mi pare la pista più sensata da battere. Lo farò. Non appena so qualcosa ti faccio sapere.>

<Chiama Jessica, lei sa come contattarmi.>

Sudario fece un cenno con la testa, indietreggiò e l'oscurità parve inghiottirlo.

Sparì dal tetto senza alcuna traccia.

<Lo ribadisco, quel tipo mi dà i brividi...> borbottò il Ragno.

 

Sudario si era finto per anni un criminale, aveva tra essi i contatti giusti per venire a conoscenza di entrate sospette in città. La baia di San Francisco non aveva segreti per lui.

Era stato un suggerimento brillante da parte di Jessica.

Tuttavia, Ben non riusciva a starsene con le mani in mano; i Goblin di ogni genere erano una sua responsabilità, toccava a lui occuparsene.

Così, dopo essersi congedato dal suo oscuro e inquietante avversario, il Ragno Rosso si diresse verso la centrale di polizia; una volta lì, dopo essersi cambiato d'abito, Ben avrebbe riletto la deposizione rilasciata da Jack Morris durante l'arresto, sperando di trovarci un indizio su chi poteva avere interesse a prenderne il posto.

Era solo a pochi isolati dalla sua meta quando improvvisamente un boato squarciò l'aria e il senso di ragno iniziò a pizzicare all'impazzata.

<E' LUI!> esclamò, volteggiando in direzione dello scoppio.

Arrivò dinnanzi alla centrale e vide la manifestazione dei suoi peggiori incubi: un Hobgoblin, l'ennesimo della sua vita, scagliare bombe-zucca contro gli agenti di polizia dall'alto del suo aliante.

<No no no no no... NO!> Il Ragno Rosso s'avventò di furia contro il folletto incappucciato, colpendolo con un calcio a piedi giunti.

<Ok, dannato pazzoide... io non so chi sei né perchè diavolo hai deciso di indossare quello stramaledetto costume, ma per te finisce qui. Hai chiuso!>

<RAGNO ROSSO! Dio ti maledica! Ti ucciderò!> gridò Hobgoblin, altrettanto furioso.

Dalle dita gli partirono delle raffiche laser: non era molto preciso, e il senso di ragno non permetteva che ne venisse colpito, ma esse potevano essere un pericolo per i poliziotti sottostanti.

<Chiunque sia, è totalmente fuori come un balcone> pensò Ben <Non è come gli altri Goblin con cui ho combattuto... è più rozzo, più avventato, ma non per questo meno pericoloso. Devo portarlo in un luogo più isolato.>

Hobgoblin concentrò la propria furia sul Ragno, ignorando i poliziotti su cui s'era scagliato inizialmente e infischiandosene delle pallottole che gli fischiavano intorno.

Il Ragno Rosso era deciso di farla finita alla svelta, senza che nessun altro innocente ci andasse di mezzo.

<Ok pagliaccio, mi vuoi? Seguimi! Vediamo se ne hai il fegato.> disse provocatoriamente, poi si appese ad una delle sue tele e iniziò a librarsi nell'aria.

<No, non mi sfuggirai vigliacco! Oggi te la farò pagare!> gridò Hobgoblin, andandogli dietro.

Mentre penzolava tra una tela e l'altra, il Ragno Rosso riflettè su quelle sue parole.

<Uhm... è molto strano. Ha detto che vuole farmela pagare, ma per cosa? E' una questione personale quindi... ma allora, perchè attaccare i poliziotti? Forse sa che sono in realtà uno sbirro? Non sa la mia vera identità, per fortuna, altrimenti mi avrebbe attaccato direttamente..>

Nel frattempo Hobgoblin continuava a sparagli raffiche dalla dita, cercando invano di colpirlo.

<Ok, lì c'è un cantiere. Un luogo abbastanza isolato per chiudere la questione.> si disse, mentre si fiondava in quella direzione.

<Non tentare di nasconderti, non mi sfuggirai!> urlò Hobgoblin.

Il Ragno Rosso sparì tra le ombre proiettate dalla grande impalcatura del palazzo in costruzione.

Hobgoblin scese di quota per cercarlo.

<Vieni fuori e affrontami, vigliacco! Battiamoci!>

Il Ragno lo osservava con maggior attenzione, ora che aveva smesso di sparare. C'era qualcosa di strano in lui... la voce era modificata da una qualche specie di distorsore incorporato evidentemente nella maschera, ma la postura e il corpo... non era quella di un uomo. Sotto il cappuccio di quel pazzo c'era una donna.

<Non ci credo... adesso c'è pure miss Hobgoblin?> disse comparendo all'improvviso e colpendola alla schiena con un altro calcio a piedi giunti. <Cos'altro mi aspetta? Hobgoblin junior? Baby Hobgoblin? Magari una coppia di gemelli. Cos'è avete fondato un club di pazzoidi?> disse per schernirla.

<Non scherzare, bastardo! Non prendermi in giro! Hai distrutto la mia vita, ucciso tutti quelli che amavo e ha pure il coraggio di deridermi? Ti ammazzerò come un cane, ti ridurrò a brandelli, ti … ti...> la voce gli moriva in gola mentre le sue dita ripresero a sparare raffiche a casaccio.

Il Ragno Rosso rimbalzava da una parte all'altra senza venir sfiorato dai laser, ma furono le parole pronunciate a colpirlo.

<Perchè ce l'hai tanto con me, Goblingirl? Che ti ho fatto? E perchè te la sei presa con gli sbirri, eh? Ti hanno fatto qualche contravvenzione per eccesso di bruttezza?> continuò a schernirla; le sue provocazioni coglievano nel segno, suscitandole una rabbia tale da renderla loquace, e dandogli così la possibilità di capirci finalmente qualcosa.

<NON RIDERE! NON DEVI RIDERE! Tu e quei maledetti poliziotti coi quali sei in combutta la pagherete una volta per tutte! Questa notte chiudiamo i conti! Stasera tu morirai... per mio padre, per Ken Ellis e per Jack!>

<Cos...?> quella dichiarazioni di intenti, urlata d'istinto in preda alla furia, gli spalancò le porte sulla sua reale identità.

<Jessica?> disse, in preda allo sconforto e al dolore <Jessica, sei tu?>

La donna afferrò una bomba-zucca e gliela tirò contro; il Ragno Rosso creò un muro di tela davanti a sé che lo protesse dall'esplosione.

<Io lo so che tu e gli sbirri avete siglato un patto, Rosso! Ti hanno coperto per l'omicidio di Ken Ellis, ma io ero lì, ti ho visto!* Io ero lì! Ken aveva scoperto la tua vera identità, e tu l'hai ammazzato affinchè non la rivelasse! Dovresti essere rinchiuso in una cella, ma loro hanno insabbiato tutto!>

*= un resoconto abbastanza impreciso dell'episodio # 9. A uccidere Ellis e incastrare il Ragno Rosso è stato Tarantula Nera.

<Poi è toccato a Jack... il mio Jack!> le lacrime iniziarono a sgorgargli a fiumi dagli occhi; si tolse la maschera e sotto il cappuccio c'era effettivamente Jessica Carradine.

<Lui sapeva quanto ti odiavo... sapeva quanto la tua esistenza mi provocasse dolore! E' diventato Hobgoblin solo per farmi avere giustizia, quella giustizia che altrimenti non avrei mai avuto! Come non l'ho ricevuta per mio padre!>

La rabbia la rendeva goffa ma non meno pericolosa.

Vedere però la sua vecchia amica ridotta in quella stato di paranoia e follia gli spezzava il cuore.

<Jessica... hai le idee confuse. Hai bisogno d'aiuto. Le cose non stanno così come credi, io ...>

<STA ZITTO!> Jessica cercò di travolgerlo con il suo aliante, ma il Ragno la evitò con un balzo.

La donna stava per andarsi a sfracellarsi contro un pilone di cemento, ma il Ragno le evitò l’impatto tirandola con la sua tela.

L'aliante si schiantò, ma Jessica rimase illesa.

Aveva affrontato nemici ben peggiori, nella sua carriera... ma raramente si sentiva così a pezzi ne dover combattere un avversario. Perchè nonostante quel costume da pazzo, che gli evocava pessimi ricordi, in Jessica Carradine Ben vedeva solo un’amica confusa e ferita che soffriva terribilmente.

Aveva il cuore spezzato. Voleva a tutti i costi salvarla.

<Jessica, ti prego... stai diventando un pericolo pure per te stessa. Io voglio aiutarti, che tu lo creda o no. Non sono un tuo nemico, io...>

<Aiutarmi? E come, come hai aiutato Jack?> rispose lei, in un pianto disperato, seduta in terra sfinita e affranta.

<Lui ... mi ha lasciato in eredità una grossa somma. Avrebbe dovuto servirmi per rifarmi una vita … ma che vita posso avere? Non ho più niente... non mi è rimasto nessuno. Tutti quelli che amavo mi sono stati portati via... mentre voi maledetti uomini ragno ve ne andate a piede libero. Non c'è alcool o pasticca che riesce ad alleviarmi il dolore... neppure la psicoterapia, nulla. Non potevo andare avanti finchè tu eri libero di scorrazzare ovunque... e quel tipo, quel Sims che parla addirittura di farti avere le chiavi della città. Mi è crollato il mondo. Dov'è la giustizia per me? Perchè tutto mi è andato storto?> si chiese, tra un singhiozzo e l'altro <Così ho capito che l'unico modo per ottenere un po' di quiete era farmi giustizia da me. Solo io potevo risolvere il mio problema. Sono andata dal Riparatore, a New York* e gli ho dato tutto quello che avevo, per procurarmi l'arsenale da Hobgoblin... proprio come aveva fatto Jack. Lo avrei vendicato usando il suo alias. L'avrei fatta pagare a te e a quegli sbirri che ti coprono, ma non sono stata capace neppure di questo. Sono stanca, mi sento così inutile, così....> il pianto gli ruppe la voce.

*= nel numero scorso

Il Ragno Rosso voleva consolarla, in qualche modo.

Le si stava avvicinando quando il suo senso di ragno iniziò a pizzicare.

Jessica gli puntò l'indice tremolante, pronto a fare fuoco... ma poi lo rivolse verso se stessa.

<JESSICA, NO!>

Il laser la colpì sotto il mento, trapassandole la testa. Morì sul colpo, senza soffrire.

<No Jessica no, no no... perchè? Perchè??>

Il Ragno Rosso afferrò il suo copro sanguinante. Sotto la maschera Ben Reilly iniziò a piangere a dirotto per quella morte insensata.

Rimase a stringerla per alcuni minuti, poi il pizzicare del senso di ragno li fece riprendere.

L'Unità Codice Blu arrivò sul posto, con i fucili spianati. Ognuno era in posizione, poi il Comandante Carson fece segno di abbassare le armi.

<Cos'è successo?> chiese al Ragno Rosso.

<E' morta. Si è suicidata.> disse solamente.

Vin Gonzales si avvicinò alla vittima.

<Cazzo, io la conosco. Si chiama Jessica... non ricordo il cognome. Faceva la fotografa per l'Herald. Cristo, era amica di Ben. Appena lo saprà andrà in pezzi.> disse.

Non immaginava che Ben Reilly lo sapeva già, ed era proprio lì, accanto a lui, vestito da Ragno Rosso, a pezzi proprio come aveva detto.

 

Qualche giorno dopo. Cimitero di San Francisco.

 

Al funerale di Jessica Carradine non c'era quasi nessuno, solo un paio di ex colleghi dell'Herald e Ben. Vin Gonzales gli aveva proposto di accompagnarlo, ma lui aveva preferito andarci da solo.

Era riuscito a farla seppellire accanto alla tomba di Jack Morris. Almeno nella morte avrebbero trovato quella serenità che in vita gli era stata negata.

Anche le cattiverie dette alla centrale, sul fatto che un'assassina di sbirri non meritasse nessuna sepoltura, ormai non potevano più toccarla.

Jessica aveva smesso di soffrire.

Ben osservava la terra ricoprirne la bara, amareggiato.

<Spero che la tua anima possa finalmente trovare la pace, Jess. Mi dispiace non essere stato in grado di aiutarti. Mi dispiace essere stato la causa indiretta del tuo malessere. Forse se fossi stato più presente sarei riuscito a farti capire come stavano realmente le cose. Io … non lo so. Vorrei tanto che le cose fossero andate diversamente, amica mia.>

Un giornalista lo avvicinò.

<Mi scusi... Andy Waddle, San Francisco Chronicle. Permette una domanda?>

<Non sono molto in vena, mister...>

<Lei era amico della defunta?>

<Io … sì. L'avevo conosciuta anni fa, quando entrambi vivevamo a New York.>

<Ha qualcosa da dire riguardo alla “coppia di Goblin” che è sepolta qui? Lo sa che secondo alcuni potrebbe diventare una meta di culto? Si parla già di un episodio per un documentario che tratta di pazzi assassini ...>

Ben si arrabbiò e lo afferrò per il bavero.

<Mi stia bene a sentire, sciacallo! Jessica era solo una donna sofferente! Andava aiutata, non derisa! Lei...>

<Si vestiva da matta e ammazzava i poliziotti. Mi scusi, ma non è il quadro di una donna che soffre, ma di una psicopatica da rinchiudere...>

Ben aveva una voglia di colpirlo, ma evitò di farlo.

Per quanto quell'uomo fosse insensibile, senza tatto e con pessimo tempismo, sapeva che è in quel modo che la gente l'avrebbe ricordata.

Lo lasciò andare, scocciato, e si allontanò.

Sì, presto qualcuno avrebbe iniziato a fare battutine di cattivo gusto sulla “coppia di Goblin” sepolti lì uno accanto all'altro, ma ormai non avrebbe avuto più importanza.

Nulla avrebbe più potuta ferire l'animo di Jessica. E questa per Ben era la sola cosa che importava.

 

FINE.

 

 

LE NOTE

 

Jessica Carradine, creata da Dan Jurgens e Klaus Janson su Sensational Spider Man # 0 del 1996, è stata la ex fidanza di Ben Reilly e anche la figlia dell'assassino di Ben Parker.

Convinta che suo padre fosse stato ucciso dall'Uomo Ragno.

Nella nostra continuity interna in MarvelIT, Jessica ha seguito il giornalista Ken Ellis a San Francisco, dove ha assistito al suo omicidio compiuto, a suo dire, dal Ragno Rosso, nel numero 9. A dire il vero il RR si era trovato sul luogo del delitto a causa delle macchinazioni di Tarantula Nera, vero esecutore del delitto, ma questo episodio è basato per far perdere la ragione alla donna. Nel susseguirsi degli episodio Jessica è apparsa sporadicamente, ma sempre in condizioni poco lucide, ormai sull'orlo della follia.

La morte di Jack Morris, il nuovo Hobgoblin nonchè suo fidanzato (creato da me nel numero 15) l'ha fatta definitivamente precipitare nel baratro.

Alla fine ne ho fatto un personaggio tragico, la povera Jessica, paranoica e ossessionata dal Ragno, convinta di portare avanti una crociata di giustizia, che non poteva finire bene.

Infine un osservazione: non avendo a disposizione molti agenti di polizia noti a San Francisco, ho preso dai vari film hollywoodiani alcuni personaggi.

Gli agenti Nick Curran e Gus Moran sono la versione Marvel dei due detective del film Basic Instinct, interpretati da Michael Douglas e George Dzundza, mentre Jack Cates è il Nick Nolte di 48 ore, film di Walter Hill che ha come co protagonista Eddie Murphy.

 

 

Carmelo Mobilia